
Nuoto, mondiali atleti sordi: l'estate “d'oro” delle sorelle Maragno
Giovanni Pellecchia
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Porta bene il Sud America alle Maragno's Sisters! Le due sorelle di Camposampiero Sara e Gaia Maragno, ai Mondiali di nuoto per atleti sordi (World Deaf Swimming Championships 2023) che si sono disputati in agosto a Buenos Aires, hanno battuto tutti i record da loro ottenuti nel 2022 alle Olimpiadi in Brasile.
Insieme, in Argentina, hanno totalizzato ben 13 medaglie, di cui 6 ori, in 19 gare. Migliorando appunto quanto già fatto in Brasile. Sara, la maggiore (23 anni), che è ambasciatrice della Fssi Federazione sport sordi, ha vinto cinque medaglie individuali e tre in staffette: di cui tre ori (50 delfino, 4x200 stile e 4x100 mista), 4 argenti ed un bronzo.
«Questa stagione è stata molto impegnativa con tanti traguardi positivi raggiunti – le sue prime parole dopo il trionfo, affidate a Facebook -: in modo particolare questo mondiale mi ha tolto le soddisfazioni più grandi. Ci tengo a ringraziare molto in primis i miei primi tifosi, mamma e papà, e Gaia per avermi sopportato in queste tre settimane fuori casa».
Proprio la sorella minore, di cinque anni più giovane, ha vinto altre due medaglie individuali e tre in staffette: tre ori (quella individuale nei 50 farfalla) e due argenti.
Orgoglio azzurro, ma in particolare dei genitori Mirko e Michela. «Ho sempre voluto che le mie figlie, sorde dalla nascita, facessero sport ma all’inizio nessuno le voleva in piscina – ha rivelato la mamma - Adesso gareggiano anche nelle competizioni della Federazione Italiana Nuoto: ma non è stato facile e le barriere sono ancora tante».
«Durante la mia carriera sportiva – aggiunge Sara - ho sempre creduto che gli atleti sordi potessero gareggiare solo con atleti udenti, nonostante le varie difficoltà riscontrate per la fase di partenza; successivamente, sono venuta a conoscenza di una Federazione che includeva atleti sordi ed organizzava competizioni dedicate a questa categoria di disabilità. Nonostante ancora oggi atleti sordi debbano gareggiare in competizioni separate, auspico che in futuro ve ne sia una che includa tutte le disabilità senza discriminazione: Giochi Paralimpici “per tutti”».
La loro storia sportiva, parte da lontano: oltre diciotto anni fa. Quando papà Mirko e mamma Michela decisero di iscrivere Sara, a 5 anni, ai primi corsi di nuoto; negli anni, è stata seguita dalla sorella minore Gaia. E da lì in poi, è scattato l'amore tra il nuoto e le due sorelle di Camposampiero.
Sara, che a Padova dopo essersi laureata a marzo in Scienze Motorie (tesi sui “Deaflympics”, la cui prima edizione si tenne nel 1924) frequenta la magistrale, è specialista in delfino; Gaia, che sta per iniziare il 5° anno al Liceo sportivo “Newton Pertini”, in rana.
«Sono soddisfazioni enormi che ripagano i sacrifici fatti in questi anni – hanno commentato - È la prova che il lavoro paga sempre: questi risultati si ottengono con programmazione, sacrificio e tanta fiducia». Il segreto di queste medaglie, che si aggiungono alle 8 già vinte ai Giochi olimpici, si spiega però anche con il profondo legame tra loro: «Siamo sempre insieme ed ognuna dà forza all’altra». Sara, la più esperta, aiuta Gaia in vari momenti; ma entrambe si caricano a vicenda prima e durante le gare.
«È stato un Mondiale davvero emozionante. Alcune medaglie arrivate inaspettate, come l’oro nella staffetta 4x100 misti, vinto proprio grazie alla rimonta prima di Gaia e poi di Sara» ha rivelato papà Mirko che, da bordo piscina, seguiva ed incitava non solo le figlie ma tutta la squadra azzurra.
Durante l’anno, le “sorelle d’oro” padovane si allenano sei giorni la settimana, e d’estate due volte al giorno, con l'Antares Nuoto (e il loro allenatore Walter Biasin) nella piscina di Castelfranco. «In Argentina, la Federazione Sport Sordi Italia è stata magnifica – rivela Sara -: ha creduto in noi fin dal primo giorno». Per la delegazione azzurra guidata dal tecnico Ivan Sacchi, con dt Mauro Antonini ed il dirigente Federico Paria, si è trattato del miglior risultato di sempre: 3° posto nel medagliere finale, dietro Ucraina e Stati Uniti, su 31 nazioni partecipanti.
La speranza è che proprio Sara e Gaia possano rivelarsi così un importante “spot” per tutto il movimento sportivo delle persone sorde in Italia: «Vogliamo aiutare tanti nostri coetanei o più giovani per far scoprire loro questa realtà – spiegano ad una sola voce - Non siamo un gruppo isolato, né soprattutto tra di noi si parla solo con la lingua dei segni; anzi, non la usiamo quasi mai. Le potenzialità sportive? Tantissime».
«Non abbiamo mai nascosto la disabilità delle nostre figlie – chiosano i genitori -, ma le abbiamo considerate sempre uguali alle loro coetanee Gareggiano anche insieme alle atlete normo-udenti e vogliamo per loro una vita assolutamente normale».
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