Se ogni sport ha un suo gotha, il tiro a segno in Veneto può fare riferimento alla sede dell’associazione Giorgio Rosatti di Ponso. Attiva dal 1984, intitolata a un campione della zona scomparso diversi anni fa, ha portato ai maggiori tornei decine di iscritti e praticanti, con tanto di piazzamenti prestigiosi e relative medaglie. Una lunga storia di successi che ha valso all’associazione la premiazione al Gran Galà dello sport veneto che si è tenuto nei giorni scorsi a Strà (Ve).
E intanto ha ripreso da poco con le numerose gare ufficiali. «Eravamo partiti come un semplice gruppo di amici, poi ci siamo ingranditi nel tempo –spiega il presidente Lucio Sperandio-. Attualmente contiamo 440 iscritti, di cui 300 nella federazione di riferimento Fitav, ai quali aggiunge uno staff tecnico di una trentina di persone».
Con oltre un ettaro di superficie negli impianti, attrezzature d’avanguardia, la presenza di un’armeria e di un ristobar il gruppo è anche un riferimento internazionale per la preparazione di atleti. «Inglesi, americani, neozelandesi e persino indiani si allenano qui –continua Elena Sperandio, figlia e vice di Lucio-. Ma soprattutto sono cresciuti campioni e campionesse». Una è Jessica Rossi, oro alle Olimpiadi di Londra nel 2012. «Emiliana di origine, si era trasferita qui per alcuni anni per provare in estrema tranquillità». Gli altri sono invece alcuni dei talenti emergenti, come Sofia Littamé e Cristian Camporese con un curriculum di tutto rispetto.
Nel centro di Ponso si possono provare tre specialità: la cosiddetta “fossa olimpica”, sulla falsa riga delle gare alle Olimpiadi in cui una macchina in un dislivello spara fino a 25 piattelli; il Compak, dove invece la giuria sceglie una traiettoria per ogni singola gara; infine la “elica”, sostitutiva del tiro al piccione, in cui vengono sparate delle eliche. Nelle prime due esistono sezioni distinte, l’eccellenza per gli agonisti e la prima, la seconda e la terza categoria per amatori e neofiti. Per il resto, la differenza la fa la passione e l’allenamento. «E’ uno sport che lavora molto sull’equilibrio e sulla tenuta psicofisica, oltre che sulla precisione –aggiunge Elena-. Si tratta di puntare e tenere sollevato un fucile da 3,6/3,8 chili per diverso tempo: non è così immediato viste la concentrazione e la velocità richieste».
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